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Guarire dalle conseguenze del colpo di frusta cervicale

Scritto da Raffaele Tafanelli

 

 

Il colpo di frusta è un evento traumatico indiretto inaspettato, spesso conseguenza di un improvviso incidente automobilistico, in cui il soggetto coinvolto non ha il tempo fisiologico di irrigidire i muscoli del collo e di adeguarsi quindi alle forze inerziali in gioco: un classico è il trauma in estensione/flessione che si verifica a seguito di un tamponamento inaspettato.

 

Il calssico colpo di frusta da tamponamento. Brusca estensione 2 a cui consegue iperflessione

Il capo compie una serie di movimenti combinati impulsivi e repentini (variabili a seconda dell’angolo di impatto) che stirano le capsule articolari della cervicale e i legamenti, strutture sensibilissime e finemente innervate.

I sintomi variano a seconda del soggetto, della cultura, delle aspettative di dolore e malattia e soprattutto a seconda della regione cervicale coinvolta.

Se le forze in gioco hanno infatti iperstressato la cervicale alta (Occ-C1-C2) i sintomi saranno proiettati verso il capo (sintomi ascendenti) con mal di testa severo preponderante; compariranno inoltre nausea e vertigini da squilibrio propriocettivo.

Se il braccio di leva, conseguente all’impatto, ha invece creato overstress sulla cervicale media e bassa le manifestazioni sintomatiche interesseranno le braccia (sintomi discendenti) e saranno di tipo radicolare (irritazione delle radici nervose cervicali) del tipo cervicobrachialgia con sensazione di corrente elettrica che si distribusice dal braccio fino alla mano o di insensibilità di regioni del braccio (parestesia disestesia) o della mano a seconda delle radici nervose stressate dall’evento.

Nelle prime fasi successive al colpo di frusta (dopo gli esami radiodiagnostici di routine che servono ad escludere fratture della cervicale e segni di compressione midollare da frattura) è essenziale attenersi alla prescrizione medica e tenere il famoso collare per 3-5 giorni al fine di stabilizzare efficacemente la cervicale e ridurre il dolore.

Nella seconda fase sarà invece impostare l’adeguato percorso fisioterapico riabilitativo, variabile a seconda del tipo di regione coinvolta e sindromi preponderanti da instabilità o da rigidità.

Per sindromi da instabilità si intendono quelle manifestazioni che si ipotizza nascano da una ipermobilità della cervicale alta conseguente all’evento traumatico. Questi pazienti di solito beneficiano di adeguate procedure i stabilizzazione attiva con esercizi mirati a coinvolgere i flessori profondi del collo. Guai a compiere mobilizzazioni, massaggi e manipolazioni su questi pazienti; si corre il rischio di inasprire la sintomatologia.

Le sindromi da rigidità sono invece conseguenti ad una marcata rigidità di tutto il collo (inizialmente protettiva). Rigidità che limita i movimenti più banali come piegare il collo o ruotarlo. In questi casi delicate mobilizzazioni articolari, possono far migliorare repentinamente la situazione e si può già agire subito dopo la rimozione del collare, dopo naturalmente una attenta valutazione preliminare.

Essenziale e preliminare quindi eseguire una valutazione approfondita prima di impostare il processo strategico di trattamento più appropriato ed efficace secondo le evidenze disponibili in letteratura e prima che i sintomi cronicizzino.

La fisioterapia infatti riveste un ruolo essenziale per riadattare il sistema nervoso al movimento e al carico cervicale ed evitare la cronicizzazione di sintomi quali cefalea e vertigini (frequente) e promuovere l’autoefficacia nel paziente, essenziale per scongiurare sindromi da somatizzazione e kinesiofobia (paura del movimento). Non sottoporsi alle procedure riabilitative significa correre il rischio di soffrire di sintomi cronici, che si riacutizzeranno periodicamente a vita.

Circa l'autore

Raffaele Tafanelli

Fisioterapista di esperienza presso Fisio@RT a San Severo

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