Attualità FISIO EVIDENZE del Dott. Raffaele Tafanelli

Ernia del disco qual è la cura migliore ?

Scritto da Raffaele Tafanelli
In foto il classico mal di schiena fortemente correlato a sedentarietà di cui ne soffrono tutti i professionisti che lavrano più di 3 ore al giorno alla scrivania

IL MAL DI SCHIENA E’ CAUSATO DALL’ERNIA DEL DISCO INTERVERTEBRALE

Fa niente che svariate ricerche abbiano dimostrato che non ci sia un chiaro nesso di causalità tra low back pain (mal di schiena) ed ernia del disco intevertebrale….

Fa niente che ci siano persone con voluminose ernie discali senza lombalgia e fa niente che i massimi esperti non considerino neanche le lastre radiografiche ed RM dei pazienti con mal di schiena, proprio perchè inutili ai fini della cura, almeno secondo l’attuale corpus di ricerche,

Ma tuo padre, tuo cugino, tuo fratello, tua moglie o il tuo medico ti hanno detto più o meno questo:

“L’ernia è la causa di tutti i tuoi dolori al centro della schiena

Quindi vuoi sapere se esista una cura efficace e definitiva per questo mostro: l’ernia discale.

Sì esiste e si chiama madre natura. Tra il 50% e il 70% delle ernie discali lombari scompare ad una risonanza magnetica effettuata 6 mesi dopo la prima. Non c’è da sorprendersi visto che il 90% dell’ernia discale non è altro che acqua (che viene riassorbita velocemente dall’organismo) la restante porzione è costituita da mucopolisaccaridi (zuccheri particolari che si trovano nei tessuti biologici con la funzione di trattenere acqua), che vengono parzialmente degradati e scissi dai fisiologici processi di degrdazione .

PER FARTI UN’IDEA, L’ERNIA DISCALE NON E’ QUELLA MASSA VOLUMINOSA CHE IMMAGINI E’ PIU’ SIMILE AL SAPONE GEL CON CUI TI LAVI LE MANI.

E in realtà questo “gel” (tecnicamente nucleo polposo), contenuto all’interno del disco intervertebrale, è essenziale per l’ottimizzazione della distribuzione dei carichi e tende a riformarsi all’interno del disco anche dopo ernie importanti, infatti l’anello fibroso (la parte più esterna che contiene il nucleo e che viene lacerato dalla protrusione iniziale) tende a guarire e il disco si reidrata in seguito ad attività di carico e decompressione, che si alternano normalmente (carico durante le attività, scarico e decompressione durante il sonno) durante la vita quotidiana.

Altra notizia essenziale: l’ernia può causare dolore solo in fase acuta, dolore da irritazione delle strutture innervate che avvolgono il midollo spinale e le radici nervose (dura madre) e il legamento longitudinale posteriore (innervati dal nervo sinu-veterebrale) ma questo dolore è di solito severo e temporaneo e tende a regredire e scomparire nell’arco di una settimana.

Quindi se hai sempre un vago senso di dolore a fascia in zona lombare che si riacutizza ad intermittenza, quando cambi cicli di attività o abitudini, puoi stare certo che questo non è un problema causato da ernia discale.

“E allora da cosa diavolo è causato?” (potresti chiederti).

In letteratura si parla di “mal di schiena non specifico” o di Non Specific Low Back Pain (Il 90% delle forme di mal di schiena).

La caratteristica predominante di questa macro-categoria di mal di schiena è che il paziente ha un dolore a fascia in zona lombo-sacrale che non si irradia oltre il gluteo e che non riconosce un’unica causa ma un insieme di cause diverse intricate e variabili (abitudini di vita scriteriate, sedentarietà, assenza di gradualità nel carico di lavoro, alterazioni del ciclo del sonno, sovrappeso e aumento degli indici infiammatori, problematiche psicologiche, lavorative e sociali e di controllo del movimento, percezioni di pericolo movimento-correlato) che sfociano poi in questo dolore profondo e diffuso.

Non è un caso se pazienti che alla risonanza non presentano ernie soffrano comunque di Non specific low back pain

Cosa consigliano le linee guida accreditate per il trattamento del mal di schiena non specifico ?

  • Controindicata qualsiasi forma di chirurgia.
  • No all’ozonoterapia
  • No al riposo continuo a letto, al massimo si può propendere per una riduzione del carico del carico di lavoro (per i lavori manuali) nei giorni in cui il problema è marcato.
  • No all’uso della trazione vertebrale continua o intermittente
  • Sì all’uso di antinfiammatori, dietro prescrizione medica e non oltre i 3-5 giorni di somministrazione.
  • Forti evidenze per l’uso di esercizio terapeutico (fisioterapia) specifico alla situazione e al decorso del mal di schiena (severità, irritabilità, segni)
  • Moderate evidenze cliniche per le manovre di mobilizzazione e di manipolazione
  • No al paracetamolo (l’antidolorifico per eccellenza sembra essere inutile per il mal di schiena), almeno secondo le linee guida NICE
  • No alla risonanza magnetica. Va eseguita solo quando i sintomi si irradiano oltre la coscia o quando il sintomo non è mai stato sperimentato dal paziente e per escludere patologie serie (tumori e malattie infiammatorie). Non la si deve prescrivere per trovare ernie discali, in quanto si potenzia la percezione di fragilità che il paziente ha della propria schiena.
  • Indicata la prosecuzione di una moderata attività fisica in fase subacuta, che rispecchi i criteri di gradualità e progressività.

Cosa faccio invece io in studio per liberarti dal mal di schiena?

Sono anni che gestisco pazienti con mal di schiena e posso dirti che ogni caso è una storia a sè stante ma l’approccio che spesso uso, e che mi ha permesso di ottenere risultati insperati su casi abbastanza complessi, si basa su 3 processi fondamentali.

  • Individuazione e risoluzione delle disfunzioni analitiche di movimento, attraverso manovre appropriate di terapia manuale fisioterapica che vadano a “sbloccare” le articolazioni sede del problema

 

  • Somministrazione di un programma di esercizio terapeutico formulato sui sintomi e irritabailità e sulle disfunzioni posturali globali di movimento (posture prolungate scorrette concausa del problema)

 

  • Scardinamento, attraverso prove pratiche in studio, delle credenze profonde ed errate che ti sono state inculcate o che hai dedotto erroneamente che sono concausa del tuo dolore.

A ciò va aggiunta una “robusta” modifica delle abitudini che sono state la miccia di innesco del mal di schiena. Come spiego infatti ai miei pazienti il mal di schiena è spesso solo il risultato di una serie di abitudini errate degli ultimi 3-6 mesi e bisognerà agire correggendo le 2 abitudini chiave che si sospetta siano fortemente correlate al mal di schiena, per osservare una sua marcata riduzione.

Circa l'autore

Raffaele Tafanelli

Fisioterapista di esperienza presso Fisio@RT a San Severo

Lascia un Commento