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Cervelli di Capitanata. Dialogo con Franco Russi. Inventore, dal “Salvavita” all’attuale “Me.Si.” – di Maria Teresa Infante

 Franco Russi nasce a San Severo (FG). Diplomato perito elettrotecnico lascia giovanissimo la cittadina della Capitanata iniziando la sua attività tecnica incentrata su continue ricerche professionali, lontano dalla sua terra.  Pone le sue conoscenze al servizio di varie aziende. Dirige più società nel campo dell’elettronica e delle telecomunicazioni realizzando molti progetti che lo hanno portato a depositare diversi brevetti industriali nel mondo delle telecomunicazioni, sicurezza attiva e passiva, risparmio energetico. 

 Lasciando la parola all’intervistato chiedo a Franco quali siano stati i primi approcci nel mondo della tecnica.

Da sempre sono stato appassionato di elettricità, che non posso definire ancora elettrotecnica, trattandosi di approcci rudimentali, privi di nozioni specifiche. A soli quattordici anni ero in grado di effettuare le riparazioni di quasi tutti gli elettrodomestici e parenti ed amici approfittavano della mia capacità innate. Così da perfetto incosciente, mi avventurai nel mondo della individuazione dei guasti su impianti industriali tipo oleifici, negozi, magazzini e nel contempo iniziai a realizzare, con scarni ritorni economici, i primi progetti e disegni esecutivi di impianti elettrici per civili abitazioni.       

 Partendo dalla nostra cittadina, tra gli anni ’60 /’70, come si trasformò la sua passione giovanile in attività professionale per lo sviluppo delle nuove tecnologie?

– Tutto ha inizio con la mia prima intuizione quando ideai “l’Interruttore Elettromagnetico Differenziale” ad elevata sensibilità, in seguito denominato “Salvavita.” Con peripezie incredibili riuscii a contattare una grande società di Milano la SIEMENS divisione “Gorla Siama” (legata in qualche modo alla B-Ticino).

Poi la sua ascesa continua, ormai sempre lontano dalla Capitanata.

Fu tutto un incalzare. A ventisette anni divenniLegale Rappresentante della società Servizi di Telematica s.r.l. di cui fui anche socio a soli ventinove anni. Presidente del Consiglio di Amministrazione della Elberg S.p.A. Senza sosta passo a Dirigente della EDS Italia (società paritetica a IBM ) e dopo ancora a Dirigente  in ALBACOM  progetti speciali.

L’idea del Salvavita nasce proprio da un episodio luttuoso accaduto nella nostra cittadina, rimasto a memoria di tanti.

Purtroppo è così. Casualmente a metà degli anni ’60, avevo quindici anni, mi ritrovai ad assistere alla folgorazione di un amico di giochi, nei pressi della villa comunale di San Severo. La cosa mi sconvolse al punto che in seguito non feci altro che pensare a soluzioni che impedissero le folgorazioni elettriche e dopo alcuni mesi nacque“L’Interruttore Elettromagnetico Differenziale ad elevata sensibilità”. Sarebbe divertente descrivere la scena delsedicenne che, mentre parla a tre ingegneri di grande levatura (in SIEMENS), si stupisce del loro stupore. Il risultato fu che la Società acquistò il diritto di sfruttamento del progetto/brevetto assumendosi l’impegno, senza limiti di tempo, ad assumermi nella stessa società al conseguimento di un diploma o di una laurea. Fu così che nel 1969, insieme ad altri due miei amici di scuola, sanseveresi anche loro, iniziai la mia avventura nel mondo del lavoro.   

Da alcuni articoli apparsi su giornali autorevoli quali Il Sole 24 ore, il Corriere Adriatico, il Sussidiario, risulta che lei ha depositato numerosi brevetti e sviluppato diversi progetti volti a risolvere situazioni in alcuni casi molto complesse, ce ne può fare cenno?

In realtà assunto in SIEMENS Gorla Siama percepirono le mie doti innate e fui indirizzato nei servizi di emergenza, ma quando passai alla SIP diedi sfogo a tutta la mia capacità creativa. Inventai la teleconferenza sfruttando linee solitamente utilizzate per la trasmissione dati.

Poi la Cariplo.

Sì perché fui deluso dal diniego della SIP di consentirmi di depositare il brevetto della teleconferenza a mio nome e detti le dimissioni. Alla CARIPLO ebbi il compito di seguire tutto lo sviluppo della rete telematica della Banca. Nei cinque anni di permanenza realizzai molti progetti e depositai otto brevetti nel mondo dei collegamenti di trasmissione dati, sicurezza e telesorveglianza. La Cariplo, mi “prestò” spesso ad altri Istituti di Credito per risolvere i loro problemi tecnici. Fu così che nacque l’idea di fondare una società che risolvesse le esigenze delle Banche, con anche la mia partecipazione nel capitale societario, oltre che gestirla. In seguito lavorai per un centinaio di ISTITUTI di CREDITO di piccole, medie e grandi dimensioni affrontando i più svariati problemi tecnici e creandomi una formazione assolutamente invidiabile nel settore. Fu il periodo più creativo in cui realizzai progetti/brevetti in un settore estremamente tecnologico e difficile da spiegare.

So che è intervenuto anche in ambito della prevenzione sanitaria per quanto riguarda il proliferare della Legionella.

– Certo e proprio recentemente con interventi definitivi presso il Policlinico Gemelli, al Palazzo Santa Marta in Vaticano e in alcune strutture alberghiere.  

La Legionella fa un po’ paura, subdola, invisibile e spesso mortale. Dobbiamo temerla anche nelle nostre abitazioni?

– Allo stato attuale degli impianti domestici posso affermare che tale pericolo non esiste. Negli impianti in cui è previsto un accumulo di acqua, chiamato spesso bombolone di riserva dell’acqua calda, il fenomeno può verificarsi. Due piccoli accorgimenti da adottare: tenere l’acqua nell’accumulo a temperature superiori ai 65°C ed evitare di essere vicini allo scroscio d’acqua, sia doccia, bidet e/o lavabo nei primi secondi dall’apertura dei rubinetti.

In tantiignorano i suoi tanti meriti per lo sviluppo di tecnologie di cui oggi possiamo usufruire. Non ha mai pensato di farsi una lecita propaganda per promuovere se stesso?

– In effetti non ho mai avuto molto tempo da dedicare al marketing di me stesso ed ai rapporti sociali.  Credo che il motivo principale risalga alla mia prima infanzia/gioventù quando tutto ciò che facevo era considerato scontato, come un fatto dovuto e non una novità. Riparare un ferro da stiro che un operaio era già in grado di fare non era come portare a casa un bel voto nelle versioni di latino o di matematica e quindi non valeva la pena parlarne.

Dopo questa prima esperienza formativa del mio carattere, forse per orgoglio o anche per timidezza, non ho mai chiesto nulla a nessuno e non ho mai fatto pressioni. Sono sempre stato del parere che debbano essere i fatti a parlare.

E i fatti ci sono stati. Alcuni fra i riconoscimenti di cui si è sentito gratificato?

Posso orgogliosamente affermare di essere stato invitato come relatore in diversi convegni per presentare i miei progetti presso Istituti di Credito, presso la IBM, Olivetti. Per un nuovo rivoluzionario brevetto depositato “Architettura di rete telematica a 2 fili ad elevata affidabilità” mi è stato proposto un incarico universitario a contratto per introdurre la mia innovazione nel mondo della ingegneria. Inoltre ho ricevuto il personale ringraziamento del Senatore Carlo Bo, Rettore Magnifico della Università di Urbino, nonché fondatore della stessa Università, per aver risolto un annoso e pesante problema inerente le scariche atmosferiche distruttive sugli apparati informatici e telematici della Università.  Ma forse la mia scelta di restare lontano dai riflettori è più da attribuire alla delusione provata nei confronti della società. Assistere impotente o inascoltato a fatti eclatanti di cui si ha la consapevolezza di conoscerne le cause e sentirsi persino deriso da tanta ignoranza ti porta, nel tempo, ad isolarti.

Di tanto in tanto torna a visitareil “borgo natio”, come vive il ritorno alle radici?

Un tempo tornavo a San Severo con maggiore frequenza per rivivere i ricordi della mia infanzia e gioventù ma soprattutto per far conoscere a mio figlio anche le sue origini. Passeggiavo pieno di speranza ma, tra il dolore e la rassegnazione, non incontravo mai volti noti e mi sentivo più forestiero che a Milano dove davo per scontato che non avrei incontrato conoscenti. Così mi sono allontanato sempre di più, specie da quando, come consulente di alcune banche, una di San Severo e l’altra di Apricena, tentai di portare un po’ della mia accreditata esperienza nel territorio, senza alcun successo.  

A soli cinquantuno anni, anche per ragioni di salute, decide di abbandonare tutto e di dedicarsi a studi e progetti di interesse e passione personale E negli ultimi tempi nasce uno dei suoi ultimi brevetti, di grande utilità il Me.Si. su cui vorrei soffermarmi, vista la sua recente diffusione. Di cosa si tratta esattamente?

Il Me.Si. è un brevetto molto intelligente che permette un risparmio ingente per quanto riguarda il consumo del riscaldamento. È applicabile a tutti i tipi di impianti, di qualunque potenza e dimensione e con qualsiasi generatore di calore e combustibile purché ci sia un liquido come mezzo di trasporto del calore. Riduce praticamente a zero gli accorgimenti per una corretta gestione dell’impianto.

L’installazione è complicata?

Si installa in pochi minuti, non richiede modifiche sull’esistente ed ha la capacità di prevenire, con estrema precisione, la perdita di calore che l’immobile subirà nella successiva “mezz’ora” di funzionamento. A differenza degli impianti esistenti il Me.Si. non corre dietro al recupero del calore, ma lo previene adeguando la potenza della caldaia alla quantità di calore effettivamente necessaria per mantenere costante il benessere nell’immobile.

Come è giunto a questa intuizione?

Sin dagli anni 70 intuii che sugli impianti di riscaldamento degli immobili c’erano grandi sprechi nei consumi di combustibile e che molto si poteva fare per ridurli. L’isteresi termica, una caratteristica fisica dei materiali, non fu mai presa in considerazione da nessuno, mentre per me divenne l’elemento trainante di tutto il ragionamento. Mi resi conto, osservando gli impianti termici, che il contesto da riscaldare impiegava molte ore prima di raggiungere il benessere desiderato e, che, di contro, i termosifoni impiegavano poco tempo per riscaldarsi. Ebbi, quindi, l’intuizione di tenere accesa la caldaia per il solo tempo necessario per far riscaldare i corpi radianti. Quindi, sfruttando il principio dell’isteresi termica, spegnendo la caldaia l’ambiente continua a scaldarsi per il rilascio graduale della temperatura contenuta nei corpi scaldanti fino a raggiungere il benessere ambientale.  Da tutto ciò nacque il mio brevetto il Me.Si.   

 Forse non tanto semplice per chi non è del campo

In pratica avvio la caldaia, porto in pochi minuti a temperatura gli elementi scaldanti e la spengo fermando tutto.  Il calore che in pochi minuti si è accumulato nei termosifoni continua ad uscire dagli stessi in un tempo molto lungo continuando a scaldare l’ambiente come se la caldaia fosse ancora accesa. Quindi è come se avessi due impianti di riscaldamento, il primo dato dalla caldaia che scalda i corpi scaldanti e l’ambiente, il secondo è dato dai corpi scaldanti che rilasciano nel tempo il calore accumulato.  

 A chi consiglierebbe il suo apparato?

Il mondo delle applicazioni è infinito. Ovunque esista un impianto dotato di circolazione di liquido scaldante (no aria). Non a caso è stato applicato in ospedali, al Policlinico Gemelli di Roma, in diversi condomini, in Istituti scolastici privati di grosse dimensioni (circa mille studenti), in conventi e comunità religiose, asili privati e in alcuni palazzi del Vaticano, in piscine private etc etc.

In seguito applicato agli impianti di ACS per introdurre risparmi di energia elettrica e di combustibile si è rivelato un ottimo strumento per impedire la proliferazione del batterio Legionella mediante trattamento termico controllato (vedi Policlinico Gemelli, palazzo Santa Marta in Vaticano ed alcuni alberghi).   

Dopo l’installazione gli effetti sono immediati?

Il Me.Si.  una volta installato, nelle prime ore di funzionamento acquisisce dati importanti e si adegua, in assoluta autonomia, alle esigenze dell’immobile sia in base alle dispersioni termiche che alle escursioni climatiche anche di 40°C.

La prima sensazione che suscita, a detta di chi lo utilizza, è una diversa sensazione di calore percepito, perché produce un calore omogeneo, molto dolce come se fosse un impianto radiante e non più irradiante ed evita anche la formazione di “bombe di calore” e quindi anche di macchie di muffe.                   

Lei, questa volta ha deciso di gestire personalmente la sua invenzione, senza l’intermediazione di aziende.

Proprio la pessima esperienza fatta in passato con agenti e manutentori mi ha portato a non sviluppare nessuna rete commerciale e dovendomi impegnare da solo nella commercializzazione ed esecuzione degli impianti mi ha indotto a curare molto gli aspetti inerenti l’installazione e gli automatismi di adeguamento dell’apparato agli impianti esistenti ed alle loro variazioni termiche e dispersioni termiche dell’immobile.Quindi sono giunto alla conclusione di evitare agenti e sub agenti. Fortunatamente la mia innovazione/ brevetto vale ben poco se privata del mio Know-How.  Tutto ciò ovviamente a scapito del numero dei clienti che necessariamente è ridotto moltissimo, ma sono clienti di tutto rilievo di cui ne vado fiero. Una per tutti. La centrale termica del Gemelli in grado di produrre ed erogare calore ad un paese d 25 mila abitanti.

 Che percentuale di risparmio si può avere con l’applicazione del Me.Si?

Questo ritrovato, inizialmente nato per i piccoli impianti, ha permesso e permette di introdurre risparmi sulla spesa del riscaldamento pari circa al 40/50 %.Un concetto apparentemente così semplice ha prodotto solo molta incredulità e scetticismo anche e soprattutto da parte degli operatori del settore.  Ancora oggi nonostante sia applicato in oltre 3.000 strutture suscita incredulità.

Infatti vorrei chiederle come è stato accolto sul “mercato”

Il Me.Si. è spesso osteggiato perché il manutentore teme di perdere il cliente. Inoltre visto che brevetto risponde a precise formule matematiche in ogni applicazione fa emergere, se ci sono, gli errori esistenti sugli impianti. La mia scelta di allontanarmi dal mercato di massa è voluta. Infatti, come dicono gli amici, il Me.Si. è fatto solo per pochi intimi. 

Devo tutelare, alla mia età, la salute evitando di scontrarmi ogni volta con i manutentori, spesso gravemente impreparati, che in presenza del cliente, fanno di tutto per denigrare o ridicolizzare il Me.Si. Chi lo ha installato non fa altro che ringraziarmi per il grado di benessere ottenuto e, quasi tutti, dopo anni di utilizzo, per fasce orarie, hanno finalmente ascoltato i miei suggerimenti tenendolo acceso 24 ore al giorno constatando che, risparmiano lo stesso rispetto a prima, magari un po’ meno del 50%, ma usufruiscono del calore giorno e notte.    

Ha ancora progetti o sogni da realizzare?

È difficile rispondere a questa domanda perché alla mia età e con i miei acciacchi non mi pongo prospettive future. Conoscendo la mia irrequietezza mentale non posso dare per scontato che sia finita. Per me fare innovazioni è come presentarmi un piatto di ciliegie ed io, sapendo di mentire, dico a me stesso “questa è l’ultima”. Amo risolvere i problemi e anzi approfitto per dire che in questa intervista mi sono astenuto dal parlare di altri miei brevetti e progetti portati a termine. Alcuni sono molto affascinanti e meriterebbero pagine e pagine di descrizione.

 Concludiamo con un desiderio che le sta a cuore?

Vorrei portare a compimento una promessa fatta a mia madre quando avevo circa dieci anni e la accompagnavo alla Casa di Riposo per anziani T. Masselli.  Lei era una dama di carità e portava un po’ di ristoro agli ospiti ricoverati. Tutte le volte rimanevo sconvolto dal cattivo odore di urina e dal freddo umido di quei cameroni. Lo feci notare a mia madre e lei mi spiegò cos’era la povertà e mi fece promettere che da grande avrei fatto qualcosa per migliorare le condizioni di quei poveri anziani. Io sono qui a disposizione con il mio apparato Me.Si. da donare ed attendo di essere convocato.

Credo non sarà difficile fare in modo che la sua promessa possa avverarsi.

Grazie mille per la sua cortese disponibilità

Sono io a doverla ringraziare per questa piacevole chiacchierata.

Maria Teresa Infante

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Maria Teresa Infante

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